Ieri sera si è tenuto l’ultimo appuntamento con i libri a Natale all’Urban Center, tornato protagonista della cultura e dell’intrattenimento a Siracusa.
In sinergica collaborazione con Siracusa Città Educativa, Rossana Geraci, la Biblioteca Santa Lucia di Siracusa, e la Libreria Ubik Gabó, abbiamo parlato con Barbara Bellomo del suo libro di enorme successo, La Casa del Carrubo, già ristampato più volte e di nuovo esaurito, ed ancora ristampato.
Barbara Bellomo ha ottenuto ad Etnabook il premio per l’impegno nella diffusione della cultura. E davvero con il suo libro sta diffondendo storia e cultura, soprattutto nelle scuole, che ormai si contendono la sua presenza.
La casa del carrubo racconta di un momento storico della nostra isola, cruciale per i successivi sviluppi delle vicende storiche italiane ed europee.
Il 1943, i bombardamenti, lo sbarco alleato, i nazisti, ancora, l’armistizio.
Introdotta dalle inconfondibili note dell’Orchestra di Glenn Miller che suonava In The Mood, Barbara Bellomo ci ha raccontato che l’ispirazione per questo romanzo è nata con il ritrovamento del diario del nonno, che minuziosamente tenne conto di piccoli e grandi avvenimenti legati al 1943.
Arricchendo questo spunto con una poderosa ricerca storica sullo sbarco e sugli eventi collegati, e con la raccolta di tante numerose testimonianze anche orali, di chi ha vissuto quei momenti, ha costruito la base storica solida su cui ha innestato un romanzo che racconta le vicende di due famiglie che intrecceranno i loro destini a causa della guerra.
Come altri romanzi storici, la caratteristica di questo romanzo è proprio l’intreccio tra la grande storia e le piccole storie di ognuno.
La distintività di questo romanzo sta tutta nello stile con cui Barbara Bellomo racconta.
Riguardo alla grande storia, anche se si tratta di avvenimenti storici importanti, noti e studiati, Barbara Bellomo li racconta con una narrativa che possiamo definire quotidiana.
Racconta cioè gli eventi togliendoli dalla teca di cristallo della storia e dando loro un andamento di cronaca quotidiana, racconto che si fa, parola dopo parola, quasi inconsapevole di essere di per se già storia.
Abbiamo detto che in questo romanzo si intrecciano la Grande Storia e le piccole storie.
Due famiglie, i Floridia di Catania, e i Villalba di Acate. La guerra le spingerà ad incontrarsi, a condividere questa incredibile esperienza. Anche in questa dimensione familiare non istituzionale della storia, Barbara Bellomo ci accompagna attraverso gli eventi con il suo stile di racconto quotidiano, cronachistico, che si svolge davanti agli occhi del lettore, dimenticando la prospettiva storica, nota e definita.
Il bombardamento di Catania non è un paragrafo dei libri di storia, di cui conosciamo inizio, fine, numero di bombe, bersagli, danni, vittime, ecc. È un accadimento che attraversa la vita dei protagonisti, che non hanno ancora assunto la posa di testimoni storici, ma sono solo persone, attonite ed impaurite, che vivono una cosa incredibile in casa loro.
Francesca Pacca e Simone Giallongo ci hanno letto alcune pagine di questo romanzo, consentendoci di assaggiare questo stile narrativo, mettendoci voglia di leggerlo.
Barbara Bellomo ci ha raccontato e descritto i personaggi di questo romanzo, Luca, Nunzia, Don Luigi, il farmacista di Acate, dai trascorsi rivoluzionari.
La signora Floridia e, soprattutto, Assunta, madre di Nunzia e sorella di Don Luigi, due personaggi femminili straordinari, che in un momento molto drammatico della storia troveranno un’intesa, che sulla pagina acquista il valore di un momento di storia umana.
La rappresentazione, con tutta la forza possibile che la narrativa può e sa avere, di quello che la guerra fa agli uomini e le donne.
Un valore amplificato dalla circostanza disgraziata che leggiamo questo libro proprio nei giorni in cui dopo ottant’anni, appunto, la guerra torna a vivere tra le strade e le case di Europa.
Il riferimento alla tristissima attualità è stata l’occasione per Barbara Bellomo di reagire alla guerra, quasi per contrappasso, per rimedio, per cura, parlando d’amore.
Amore che in questo romanzo compare in forme tutt’altro che prevedibili e banali, e che dimostrano che alla fine l’amore vince sulla guerra, supera il tempo e gli ostacoli e restituisce umanità ai protagonisti.
Durante la appassionata ed appassionante conversazione di ieri sera, Barbara Bellomo ci ha rivelato che la casa del carrubo che da il titolo al romanzo non esiste. Non è una casa di campagna avita, non è neanche legata al noto omonimo agriturismo proprio di Acate, ma è un luogo immaginario ed immaginato, che custodisce e ricovera i sogni e le speranze dei protagonisti del romanzo.
A conclusione dell’incontro abbiamo ascoltato la registrazione della testimonianza orale di Luisa Costa, sorella di mio padre, che ha raccontato i suoi ricordi di bambina del tragico bombardamento di Regalbuto nel luglio 1943, e della fuga nelle campagne.
Una testimonianza diretta, accorata, che ha stimolato i presenti a condividere altri ricordi diretti ed indiretti di quei tragici momenti.
Confermando che ricordare è necessario, ricordare è utile, ricordare è il modo migliore per prevenire le ricadute.
Questo romanzo è un ottimo strumento per ricordare che la guerra in casa propria è una disgrazia imprevedibile negli esiti, devastante nei corpi e nelle anime di chi la vive.