E pensare che c’è ancora qualcuno che ritiene i gialli, romanzi minori. Il romanzo cosiddetto giallo, avendo a che fare con passioni, perversioni, spinte e pulsioni omicide, è costretto a sporcarsi le mani con la parte cattiva del Visconte Medardo di Terralba.
Raccontando vicende estreme si trova a disegnare, dentro i bordi delle perversioni, paesaggi emotivi che prendono il nome di città specifiche, ma sono solo forme del vivere che si sviluppano intorno a noi.
Nelle tantissime volte in cui il romanzo giallo è vissuto e interpretato dalle forze dell’ordine diventa l’occasione propizia per far fronteggiare con plastica rappresentazione le due metà del già citato Visconte Medardo di Terralba.
Se poi questo romanzo giallo è frutto della penna di un autore televisivo, un autore comico, che usa l’ironia per evidenziare, mettere in berlina, tutte le componenti umane dei personaggi che crea, il romanzo si riveste di una efficacissima polvere argentata che girando ogni pagina svolazza qui e là e si posa sulla punta del naso del lettore.
È tornato Nené Indelicato. È tornato l’antieroe umano, troppo umano. Il commissario che ama la buona cucina, nel senso che cucina con sagacia e gusto tutte le volte che vuole ritrovare il legame con il padre. Il commissario che ha da fare con le fimmine, troppe fimmine: la figlia Sara quasi orfana che cresce troppo velocemente, la vice Salvina Russo che gli fa da specchio ironico delle sue vaghezze, delle sue stanchezze, delle sue debolezze, la portinaia Basiricò, sbirra più di lui nell’animo e nei comportamenti.
Il commissario che sembra spesso fuori posto, impacciato, in ritardo e sconnesso, che in fondo forse non ci voleva venire a lavorare in polizia.
La seconda avventura si intitola Le spine del ficodindia, di Gaspare Grammatico, sempre edita Giallo Mondadori.
In questa cruenta e feroce vicenda che si abbatte sui giorni tardo autunnali verso il Natale di una romantica Trapani, Grammatico trova il modo di raccontare i vari strati della città e le loro intersezioni, che occasionalmente mettono a nudo, quanto violenta possa essere anche una piccola città di provincia (senza bisogno di ricorrere all’alibi della Mafia).
Trapani, paradigma della provincia italiana, nella quale si sono sviluppati i più significativi romanzi gialli di questo Paese, quelli di Fruttero e Lucentini in testa a tutti.
Le spine del ficodindia sono come le pulsioni criminali che agitano queste città di provincia. Le spine grosse, ben visibili, da cui ci si può in parte difendere, evitandole, che sono le forze criminali, professionalmente dedite al crimine, con la divisa e il marchio identificativo. E la peluria, quella sottile, quasi invisibile, a volte impercettibile al tatto, congerie di spine piccolissime, che colpiscono a tradimento, inaspettate, trovandoci senza protezione, senza guardia o tutela, che sono i criminali inaspettati, nascosti dentro le fila della gente comune. Quei criminali che avevano un posto rispettabile nella società, che salutavano sempre, che, signora mia, ma chi lo avrebbe potuto dire che …
Il lavoro di Grammatico è finissimo, è subdolo, ci porta a spasso con le nausee di rigetto di Nenè e nel frattempo ci squaderna sotto il naso violenze, reazioni, cattiverie stupefacenti che riempiono le strade e le vie di Trapani, come di ogni altra città di provincia italiana.
Un’operazione simile a quella che Nic Pizzolatto compie nelle stagioni delle serie Tv che produce e che sviscerano il marcio che corrode la società americana dall’interno.
Grammatico sul tavolo anatomopatologico ha messo la provincia italiana, ha messo la sua Trapani e questo gli consente di caratterizzare fortemente, di rendere immediatamente riconoscibile per il pubblico italiano, quella flora batterica che infesta le nostre strade e le nostre vite, rivestita di signorilità e di borghese auto compiacimento, come di volgarità e inutile diffusa sopraffazione.
Un vezzo che potremmo definire verghiano, come verghiana è la lezione scelta per trascrivere la parola ficodindia (così tutta unita).
A conferma del respiro letterario più ampio che Grammatico vuole dare al suo romanzo, alla saga di Nené Indelicato, valga la frequente citazione della Cosmicomica di Calvino, che volutamente, abbiamo anche qui ripreso, nell’introduzione di questo post. Si ravvisano degli indispensabili omaggi alla scrittura di Camilleri, nonché alla lucidità di visione di Sciascia, e non potrebbe essere diversamente, vista la grande conoscenza di questa letteratura che riempie la conversazione del suo autore. Ma è Calvino, propriamente Calvino, il paradigma volutamente citato.
Aspettiamo la terza avventura, che sappiamo già essere pronta, ma soprattutto aspettiamo sugli schermi la riduzione televisiva. Sperando che la casa di produzione che ha acquistato i diritti sia meno sciatta di chi ha schiacciato sullo sfondo tutti gli elementi distintivi delle vicende di Vanina, e possa offrire al mercato televisivo internazionale un valido concorrente nazionale alle serie di Pizzolatto.