“Che partivate senza salutare? Perciò mi sono permessa.”
“Quattro cose ho preso”
“Ventitre anni riassunti in una domanda. Diretta”
“Ca perciò un’idea di quello che ti piacerebbe fare non ce l’hai?”
“Glielo dà un occhio ai miei uomini?”
“Due ore m’allontanai, viri tu quante cose mi persi”
“La fame, che per l’intera giornata aveva latitato, le era scoppiata lupigna tutta in una volta. Fame di pane, di pizza, di focacce, di dolci, come in ogni momento di stress che Vanina doveva affrontare.”
“Il commissario le accarezzò la testa.
– Se non fossi preoccupato per Angilina, la accompagnerei io.”
“Sei ore dopo si ritrovò sotto le coperte, con indosso il pigiama improbabile della sera precedente. La sua camicia lavata e stirata sulla poltrona rosa, i jeans appesi a una gruccia. La testa di Cocò che faceva capolino dalla porta.”
Abbiamo scelto a campione una decina di frasi estrapolate dal nuovo romanzo di Cristina Cassar Scalia della saga di Vanina Guarrasi, Il Castagno dei Cento Cavalli.
Non serve aggiungere a chi appartengano, o a chi siano dirette, anche se brevi, risuonano subito del clima affettuoso di questa saga.
Lo abbiamo già scritto. Il microcosmo entro il quale si muove Vanina, sia a Catania che a Palermo, si caratterizza per un di più di cura, di attenzione, di affetto che rende tutte le pagine più calorose, più balsamiche, per chi legge.
Questa cifra che caratterizza la saga, è l’ingrediente misterioso che fa scattare negli affezionati lettori l’attesa della nuova puntata, che restituisce quel retrogusto di pane di casa buono a ogni atteso e desiderato appuntamento con Vanina, come avveniva con Salvo Montalbano.
Tornano, quindi, tutti i gruppi di personaggi che con le loro storie individuali e collettive compongono il bouquet di profumi di questa saga.
Torna Patanè, stavolta sorpreso da una Angelina più arrendevole, come più arrendevole – sorprendentemente – appare il pm Vassalli.
Torna Bettina con lo “zito” Gregorio e il club delle vedove.
Torna il trio Giuli, Luca e Adriano, i cui verbi non coincisero, come canterebbe Battisti, imbeccato da Panella.
Tornano i carusi, torna Spanò con le sue paturnie sentimentali, Ristuccia fa sali e scendi di piano per dire e ti vengo a cercare a Sanna, Marta ormai compagna ufficiale del grande capo Tito, Nunnari che cerca nell’efficientismo militare rifugio alle delusioni amorose.
Si prende un meritato spazio Cocò, la Nica, come Martoglio, la sorellina, Costanza, facendoci scoprire altri risvolti di Vanina.
Anche questa nuova puntata non smentisce la qualità complessiva della scrittura, lo spessore di tutti i personaggi, anche quelli minori, a cui siamo tutti molto affezionati.
Mentre le storie personali e collettive avanzano inesorabilmente, Cassar Scalia riesce a congegnare trame intriganti e di non immediata soluzione.
La componente noir non tradisce mai.
Anche stavolta ho capito la soluzione solo all’ultimo capitolo (e sempre dopo Patanè).
Non possiamo ignorare però che tra il precedente romanzo e questo, sia andata in onda la tanto attesa riduzione televisiva della saga.
Non sono riuscito a evitare di associare i volti televisivi ai vari personaggi. L’influenza della televisione ha una sua supremazia che non si può contenere.
Non è di per sé un male, anzi. Gli attori scelti sono tutti attori molto bravi, e preparati. Hanno un loro appeal che avvalora l’imprinting che dicevamo.
Proprio come avvenne con Montalbano, che dopo i primi (pochi anni) di libero sfogo alla fantasia, si passò alla sovrapposizione totale con Zingaretti e compagnia.
La perplessità sorge però, quando confrontiamo il clima della serie, con il clima della saga dei libri. Questa cifra dell’affetto, della cura, dell’attenzione che secondo me permea il microcosmo della Vanina di carta, si è persa quasi del tutto sul piccolo schermo.
La visione degli episodi è stata spiazzante, ha fornito non pochi motivi di delusione agli innamorati della Vanina di carta. Ha, infatti, accresciuto il desiderio del nuovo capitolo che oggi abbiamo tra le mani. Che oggi ci restituisce soddisfazione, quella soddisfazione che aspettavamo con ansia, dopo la delusione televisiva.
Non so se forse sarebbe stato impossibile traslare nel mezzo televisivo quella potenza evocativa di questo affetto diffuso che la pagina di Cristina Cassar Scalia restituisce con facilità.
Alla sua penna basta davvero poco, come confermano le frasi raccolte all’inizio di questo post.
Chissà se i prossimi episodi che stanno girando riusciranno ad affinare la resa della pagina della Vanina di carta.
Noi comunque continueremo ad aspettare il prossimo romanzo, come una boccata d’aria nell’afa, come una granita di limone quando hai sete, come una carezza sulla testa quando qualcosa ti brucia dentro.