For AEternum – 6 ottobre Lentini

Il secondo appuntamento autunnale a Lentini ha rivestito i caratteri di una esperienza multisensoriale.

Con l’introduzione di Pippo Cardello e il gustoso saluto dell’assessore Aldo Failla, un nutrito, colto e appassionato, pubblico ha assistito a un racconto elettroacustico di Massimo Carlentini: For Aeternum.

Con i testi di Pippo Cardello, i tamburi di Giovanni Caruso e la zampogna di Franco Barbanera, Massimo Carlentini ha realizzato un audio film, un libro sonoro, una ricostruzione sonora di una vita.

Lo spirito è Joyciano. Un flusso di coscienza alimentato da suoni, rumori e parole.

Così come Joyce sfrutta le conquiste scientifiche e filosofiche di Freud e Bergson, così Massimo Carlentini traduce in esperienza sonora la stessa matrice del flusso di coscienza.

Il racconto di una vita, la vita di un uomo, la vita di un uomo che attraversa un tempo denso di cambiamenti, che lo trafiggono (direbbe Quasimodo) e gli lasciano innumerevoli recondite tracce dentro, verso la sua sera.

La vita di un uomo, alla fine di questa vita, nell’ultimo giorno di questa sua vita.

Un impasto di suoni, ripresi, rielaborati, rimacinati, frullati e restituiti sotto altra forma e veste.

Ne viene fuori davvero un film. Un film felliniano. Un Amarcord acustico. Una serie di quadri fellliniani, di una Sicilia Felliniana.

Miraggi e sogni, ricordi e dimenticanze. Pirati, cunti di Orlando, il pupo che si ribella ai pupari, in cerca delle nuvole, in un’estasi diremmo pasoliniana, uno sposalizio, l’amuri che è sempre pazzia e spinge a cercarlo sulla luna, feste di campagna, vecchi che giocano a carte, inseguendo assi e briscole.

Scarpi novi, vistinincignati. Biscotti, Natale, ninna nanna, risate e canti.

Rumori e suoni che odorano di vissuto, si scompongono, si ricompongono, sfruttano le leggi della rifrazione ottica per diventare altro restando se stessi. Così come facciamo noi donne e uomini che che percorriamo viottoli e sentieri, creuze dema’, inseguendo la felicità.

Il pubblico del Centro Polifunzionale della Biblioteca di Lentini ha potuto concentrarsi sul testo nudo, e sulla Musica vestita.

Il Testo è apparso come scovato, ripescato: cumma, ‘ncignati…

La Musica è sembrata rievocata, suoni amniotici, pensieri in embrione in forma di vibrazione.

Verità e sogno. Memoria e immaginazione.

Amarcord felliniano, senza luce o fotografia, al buio, occhi alle parole, orecchie ai suoni (o viceversa, chi può dirlo in verità).

La voce femminile che ha introdotto il racconto è di Rita Amore, spiegando di cosa, di chi parleremo.

Il protagonista, l’Uomo alla fine della sua vita, si è espresso attraverso due voci. Quella del Poeta Pippo Cardello, tutte le volte che ha parlato di sé in prima persona, dei suoi sogni dei suoi miraggi.

Quella di un uomo di 92 anni, nel 2001, Luciano Zarbano. Un uomo che ha vissuto di qua e di la dell’oceano, che ha nella voce tutt’e le inflessioni del tempo trascorso, dei luoghi dove ha vissuto. Tutti i suoi cinquant’anni di America hanno risuonato nella sua voce che ha raccontato in terza persona dell’Uomo.

Dopo l’ascolto del racconto elettroacustico, dal pubblico, a caldo, sono subito emerse interessanti e sentite condivisioni delle complesse emozioni suscitate da questa esperienza.

Memoria, consapevolezza, desiderio, nostalgia, futuro, turbamento, tutto lo spettro delle emozioni è stato risvegliato da For Aeternum.

Una colta, ma appassionata e divertente, conversazione con Massimo Carlentini ci ha consentito di cogliere il momento della ispirazione di questo brano, e la matrice teorico filosofica della musica elettro acustica, o acusmatica, con Pitagora.

Massimo Carlentini ci ha raccontato di Fonologia, della Rai, di Maderna e Berio.

Abbiamo parlato della dimensione demoniaca della creazione artistica.

Ci ha raccontato delle prospettive verso la musica tridimensionale delle sue attuali ricerche.

Ha condiviso con noi i suoi esperimenti con la IA, e le nuove prospettive didattiche che gli algoritmi generativi gli hanno indicato.

Tra memoria e turbamenti è rimasta in tutti viva la sensazione di essere stati tutti maghi, creatori e registi della propria esperienza. Come hanno detto molti partecipanti alla serata, il video non aveva immagini, ma tutti abbiamo visto le scene che raccontava.

Le immagini le ha create il pubblico traendole dal proprio personalissimo paese di riferimento, dalla piazza della propria memoria, pistata di calia e simenza, quando la festa è finita e si rimane a ciondolare ripensando a tutto quello che è stato e a quello che poteva essere e non è stato

Quanto bella è stata questa serata con Massimo Carlentini!

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