Ieri era il 13 ottobre, ma a giudicare dai regali che ho ricevuto poteva anche essere il 2 novembre, I Morti.


L’accoglienza di Pippo Cardello e Aldo Failla, la suadente conduzione di Santina Lazzara, la chitarra e la voce di Salvo Amore, i tanti abbracci e sorrisi degli affezionati frequentatori della Biblioteca di Lentini.


L’occasione è stata la presentazione del mio libro Gingolph e la musica oriunda, edito da Apalòs.

“Un evento all’incontrario” lo ha definito Pippo Cardello, in cui ho lasciato la conduzione e l’orchestrazione ad altri e mi sono comodamente seduto al centro a godermi spettacolo e sorprese.

Santina Lazzara ha mescolato la sua naturale poeticità che è impressa nel suo menenino DNA, alla sua sensibilità professionale, alle sue competenze musico terapiche per passare al setaccio i miei ricordi musicati che sono catturati dentro quel piccolo libro.
Ha tracciato l’immagine di una identità sonora, che si potrebbe ricavare dalla lettura delle sue pagine. Ne ha esaltato la caratteristica identitaria, ha parlato di DNA sonoro.

Insieme a Salvo Amore hanno preparato veri e propri tranelli emotivi in cui farmi irredimibilmente cadere.
Così Salvo ha intonato una versione dell’aria Siciliana, dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni, sfrondata di ogni squama melodrammatica, regalandoci un canto popolare, voce e chitarra, che ci ha trasportato nelle albe vizzinesi a inseguire un amore impossibile e contrastato.
Scoperchiando il vaso della mia memoria infantile, dei ricordi di Francofonte, della mia famiglia, di mio zio Pippo che mi ha insegnato ad amare la Cavalleria Rusticana, dei 45 giri con due arie liriche per lato, dei long playing con il faccione di Beniamino Gigli.

Santina ha raccontato qualche aneddoto della mia infanzia sempre legato alla musica, alla ricerca con papà delle radici oriunde della musica che ci piace.
Ed è poi stata la volta di Santandrea dei Denovo, riprodotta con piglio new wave rock italiano dal maestro Amore.
Altro cassetto aperto e altra magmatica memoria che si è riversata nei miei racconti.
L’adolescenza, il Magna Grecia Rock Festival, i giovanissimi Denovo, gli imberbi Avion Travel, gli ancora sconosciuti Litfiba. Tutti in una rassegna. Tre serate, una proiezione di futuro per serata. L’adolescenza siracusana di Mario Venuti. La mia adolescenza. Quando restai solo a cercare radici oriunde alla musica del cuore.

La narrazione di Santina si è, quindi, spostata sul terreno del jazz. Gli incontri e la musica di Francesco Cafiso, vittoriese, tra i più importanti sassofoni del mondo.
La sua natura siciliana che trasfonde in ogni nota che esce dal sax. Testimone di una cultura musicale impareggiabile, talentuoso oltre ogni immaginazione, dotato di una straordinaria umanità che arricchisce di significato il suo jazz.
Santina ha ricostruito il momento in cui Gingolph è uscito dall’anonimato. L’incontro con La Compagnia di Encelado Superbo. Il primo palco del teatro di Carlentini a raccontare La Sposa e i Viandanti.

I Maestri Cardello e Amore hanno regalato a me e a tutti gli amici intervenuti un assaggio del lavoro in pubblicazione: La Facci niura della Luna. Il ripensamento in chiave siciliana dei testi e delle musiche e degli arrangiamenti del disco più significativo dell’era dei Pink Floyd: The Dark Side of The Moon.
Dopo che Gingolph ha mostrato al pubblico la sua barba si sono moltiplicate le occasioni di condividere libri, musica, cinema, cultura, emozioni. A Lentini e non solo, ma, soprattutto, a Lentini, dove l’accoglienza è stata colta, intelligente e curiosa.
La poetessa ha lasciato il microfono alla terapeuta musicale e Santina Lazzara ha approfondito il tema delle ISO, le Identità Sonore, nel tentativo di giustificare quello che potrebbe apparire a tratti ingiustificabile. Sotto quale chiave di lettura trova senso l’inserimento della giovanissima Madame nel libro di memorie e di musiche oriunde?

Questa apparente forzatura svela un altro livello di senso profondo che la ricostruzione sulla musica oriunda possiede. Definitivamente possiamo ammettere che la musica oriunda è la musica che profuma di casa, la musica che risuona come già nota, che vibra su corde emozionali e intellettuali che costituiscono la trama della nostra crescita. La musica oriunda è la musica che condivide il nostro stesso sistema di riferimento.
La musica che ci piace e che rimbalza come una carambola tra le nostre emozioni e i nostri desideri.
A coronamento di questo disvelamento, di questa epifania, il Maestro Amore ci ha regalato un doppio omaggio. Ha interpretato con venatura malinconica e nostalgica, La primavera della mia vita, la canzone che Madame e Colapesce e Dimartino hanno composto per il loro primo film.

Dopo alcune riflessioni condivise dal pubblico, e prima di lasciarci andare al mio primo firmacopie a Lentini, Salvo Amore ha concluso con una delicata versione confidenziale di una canzone simbolo della mia memoria, una delle ninne nanne che mi cantavano i miei genitori, una delle ninne nanne che ho cantato ai miei figli.
Una carezza in un pugno di Celentano, in salsa Venuti.
Dal mio privilegiatissimo e centrale punto di vista, vedere e sentire che quasi tutti gli amici intervenuti hanno cantato insieme a Salvo questa canzone così amata, mi ha confermato quello che poco prima Santina Lazzara aveva indicato come caratteristica del libro, dei suoi racconti, del suo itinerario. La condivisione, l’identificazione, il riconoscersi che leggere questo libro, parlare di questo libro, genera. Ognuno ci trova il suo ricordo, la sua pena, la sua gioia, il suo desiderio.

Il libro diventa un grimaldello per aprire un forziere nascosto da cui può uscire di tutto.
Ciascuno ha un suo ricordo legato ai versi …a mezzanotte sai, che io ti penserò…, e allora diventa liberatorio cantarli insieme, con la malinconia e lo struggimento di una chitarra che vibra in bossa.










Complimenti Giuseppe, sei un grande