Parlare del mondo di Tea Ranno è facile, facilissimo. Un mondo favoloso, un mondo che in qualche angolo del nostro cuore ricordiamo, desideriamo.
Ma per parlare del favoloso mondo di Tea Ranno bisognerebbe essere Tea Ranno, avere la sua scrittura, la sua memoria, la sua sensibilità, la sua amurusanza.
Tea Ranno si impone, invade la nostra anima, e nascono fiori al suo passaggio.
Così fanno gli artisti, quelli che con l’arte loro sanno cambiare il mondo.
Vedono, ascoltano, leggono, odorano, toccano il mondo e scelgono di cosa appropriarsi, definitivamente.
My Funny Valentine è una canzone romantica di Rodgers e Hart, scritta nel 1937 per un musical di Broadway. Divenne da subito uno standard del jazz e negli oltre ottant’anni successivi è stata cantata e suonata da tantissimi artisti.
Eppure da quando l’ha scoperta un giovane trombettista bellissimo, e dannatissimo, l’ha fatta sua. L’ha suonata innumerevoli volte. Ne ha tirato fuori anima, essenza, ci ha aggiunto la sua anima, la sua essenza ed è diventata per tutti la sua canzone.
Chet Baker usava la sua lirica per cantare e soffiare nella tromba. Tea Ranno usa la sua lirica per scrivere e raccontare, e la sua voce si innerva di lirica, di musica, quando parla appassionatamente del suo favoloso mondo.
Anche Tea Ranno ci ha scippato qualcosa e ci ha messo il suo marchio indelebile sopra. Una parola, un’idea, un suono, una immagine della magia della realtà, l’amurusanza.
Non è tecnicamente un neologismo, di amurusu e di amurusanze ho ricordi nel cuore e nelle orecchie.
Ma dal 2019 amurusanza è Tea Ranno, e non solo per chi ha letto il libro. È diventata talmente sua questa parola, risuona talmente questa associazione che nella nostra mente scatta chimicamente, che cercando attraverso la nostra nuova memoria collettiva che è il web, occorre attraversare innumerevoli pagine per trovare spunti che non facciano riferimento a Tea Ranno.
Cos’è l’amurusanza?
Qualunque gesto, espressione, parola, dono, sguardo, che riversi amore nel destinatario, sia esso umano, animale, pianta, oggetto. Amore incondizionato. Amore genuino. Amore sincero.
Questo dono non lascia indifferente chi lo riceve. Senza preoccuparsi di cosa si possa ricevere in cambio, i favolosi personaggi che popolano questo favoloso mondo, usano diffondere amurusanze per rivoluzionare il mondo.
Nasce nella primigenia cricca di Costanzo e Agata, tabaccheri, filosofi, poeti, e rivoluzionari.
Dalla Tabacchera si estende senza trovare argini, demolendo quelli che si vorrebbe provare a costruire.
Una rivoluzione femminile. Intrinsecamente femminile. Perché dal cuore femminile sgorga, dal sangue femminile prende la vita.
L’inatteso omaggio di una amurusanza confonde, stranizza, disinnesca.
E così percia, spurtusa, rivolta malanimi, cattiverie, disturbi di testa e di stomaco.
È così che le donne cambiano il mondo. È così che gli uomini che sanno riconoscere la materia magica e divina delle amurusanze, assecondano, imparano, e cambiano il mondo insieme alle loro donne.
La trilogia amurusa di Tea Ranno è un romanzo unico di questa impari lotta tra la violenza e la sopraffazione in tutte le sue forme, e l’amuri, la solidarietà, la condivisione, la magia, delle amurusanze, dei profumi, dei sapori, dei rimedi, delle parole, delle carezze, dei ricordi.
Un romanzo di posti. La Saracina, Terramia, la Castidda non sono luoghi. Sono posti. Spazio, tempo e sentimento. Dove le forze magiche dell’amore e della natura si intrecciano e diventano invincibili, dove quattro pietre sparse prendono vita e diventano castello, anzi castidda. Dove un bagolaro, un millicucco, tintinna di ricordi, monetine e amurusanze.
Un romanzo dove chi ama, chi è amato, muore, ma non muore davvero. Rimane appollaiato sui cornicioni o tra i rami del millicucco e condivide la gioia di chi resta.
Dove le amiche sono preziose.
Dove gli animali sentono la presenza vivificante dell’amuri.
Dove i ciechi ricuciono i ricordi.
Dove preparare da mangiare per gli altri è un atto supremo di amore, l’archetipo dell’amurusanza.
Un romanzo unico dotato di una sua lingua speciale. Tea Ranno usa molte parole del dialetto, ma non scrive in dialetto. La sua è una lingua della memoria. Le forme grammaticali, le sintassi, le articolazioni del pensiero innestano nella lingua italiana il colore ed il suono dell’amurusanza. Le pagine sono alternanza del bianco di fondo e del nero dei caratteri. Ma come majaria leggendole assumono suoni e colori.
Leggere i romanzi amurusi di Tea Ranno è una esperienza multisensoriale. Quelle pagine sono esse stesse amurusanze di cui ci omaggia, per convincerci a cambiarlo anche noi questo mondo.
È un mondo favoloso quello di Tea Ranno, un mondo dove vorremmo vivere, dove vorremmo crescere i nostri figli, dove vorremmo accompagnare i nostri genitori.
Un mondo dove il male, la violenza e la sopraffazione ci sono, eccome. Albergano nel cuore degli uomini, spinti dal desiderio, dalla passione, nella scorciatoia dell’abuso.
Ma è un mondo dove la via d’uscita c’è. Tea Ranno ce la indica chiaramente. È alla nostra portata. Possiamo intraprenderla tutti, e non ci vuole altro che il coraggio di amare. Amare anche chi usa la violenza. Stillare amurusanze come gocce sulla pietra del loro cuore. Chè nessuna pietra resiste alla stilla persistente. Tutte le pietre hanno un punto in cui cominciano ad essere perciate.
Quando ho cominciato a riflettere sulla preparazione di questo intervento ho chiesto ad una preziosa, carissima ed insostituibile amica uno spunto ed un consiglio. Lo spunto più prezioso fu quello di scavare dentro di me, dove avrei trovato i punti di contatto con quel mondo.
In effetti io la conoscevo l’amurusanza. Ne avevo gustato il sapore, odorato il profumo, sentito il suono.
Gioia mia!
Questo è il suono dell’amurusanza.
Così mi chiamava mia nonna, mi chiamava mia mamma.
Mia mamma mi ha riempito di amurusanze.
Quando morì, aveva scoperto da poco i social, stava lavorando ad un quadretto con i versi della poesia di Faber, Il Valore di un sorriso, perché la voleva mandare a tutti i suoi contatti.
L’aveva sperimentata mia mamma la forza dell’amurusanza.
Come tutti noi, aveva incontrato sulla sua strada persone aride, dannose, anche inconsapevolmente pericolose, che le avevano messo i bastoni tra le ruote, avevano cercato di comprimerle i desideri, di tarparle le ali.
A tutti opponeva la forza del suo sorriso.
Più quelli si facevano agri e cattivi, più lei sorrideva amurusa e si profondeva in gentilezze.
Li confondeva, li straniava, non ci potevano credere.
Mia mamma sapeva essere una amica preziosa, sapeva ascoltare e ricucire. Sentiva su di se il dolore degli altri e cercava di ripararlo.
Emanuele Trevi ha scritto che a volte scriviamo guidati da una forza strana che si impadronisce della nostra scrittura e fa rivivere qualcuno tra le parole.
Tea Ranno con la sua trilogia amurusa riporta tra noi, semmai se ne fossero andati, i nostri maestri e le nostre maestre di amurusanza.
Il più grande dono di amore che poteva farci.
L’amurusanza più amurusa di tutte.
La conversazione amurusa.
Nello scrigno nascosto del Giardino dell’Academy of English, ieri martedì 23 agosto, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare dalla stessa Tea Ranno le sue parole amuruse.
Grazie alla sinergia tra Siracusa Città Educativa e la Biblioteca S. Lucia di Siracusa, oltre centocinquanta appassionati lettori hanno partecipato ad un incontro davvero coinvolgente ed affettuoso.
Dopo una emozionata ed emozionante ricostruzione del favoloso mondo di Tea Ranno, affidata a me, Luciana Pannuzzo e Anna Corrao hanno conversato con l’autrice.
Rossana Geraci ha con sincera emozione dato voce ad alcune pagine.
Una rappresentanza dei Cantunovu ha aggiunto l’emozione delle sue canzoni al palpabile affettuoso abbraccio dei siracusani.
Tea Ranno ha spiegato alcune delle sue scelte editoriali e narrative. Ha rimarcato la sua passione per la Sicilia genuina, non alterata dai luoghi comuni. Sincera e dolorosamente nostalgica della sua vita in Sicilia, la Ranno ha sottolineato il suo intento amuruso e prezioso di salvaguardia del linguaggio del modo di parlare, delle parole, veri e propri tesori da custodire.
Con accanto i fiori ricevuti da Angelo Tinè Fiori, si è poi offerta ad un lungo e partecipato firma copie in cui ha trovato una speciale amurusanza per ciascuno.
Un’altra straordinaria occasione di confronto culturale per questa nostra amata città.