In un caldo e umido pomeriggio di luglio è partito il ciclo di incontri culturali Un Curtigghiu di libri.
Con i saluti istituzionali della Biblioteca Comunale Santa Lucia, rappresentata da Luciana Pannuzzo, e del Libero Consorzio Comunale di Siracusa, rappresentato da Claudia Calore, nel cortile del Palazzo del Governo di Via Roma 31, davanti alla Biblioteca Museo Vittorini che ha supportato logisticamente l’incontro, è cominciato il primo di quattro incontri.
Amalia Zampaglione con il suo apologo, Nella Vecchia Fattoria, io, io, no, ha condiviso con alcune decine di coraggiose e coraggiosi che hanno sfidato calore e umidità, una arguta e stimolante conversazione.
L’hanno accompagnata il prof. Bruno Cacopardo, primario di Malattie Infettive del Garibaldi Nesima e lo straordinario cantattore Raffaele Schiavo.
Uno scherzo musicale ideato e realizzato dal Maestro Schiavo, in variazione sul tema della antica canzone popolare della Vecchia Fattoria di Zio Tobia, ha trasportato l’attento e divertito pubblico dentro questa virtuale Fattoria descritta dall’autrice.
Gingolph ha condotto la conversazione con Amalia Zampaglione, puntellata e arricchita dagli interventi e dagli interrogativi del prof. Cacopardo, che si è incaricato di offrire l’antifona del pubblico alle riflessioni psico sociali, politiche e civili dell’autrice.
Da vera intellettuale del suo tempo, con impegno concreto in numerose attività che muovono sempre a tutela dei diritti e delle minoranze, Zampaglione ha confermato che non saprebbe vivere in maniera diversa, che l’impegno civile è la naturale manifestazione del suo essere.
Abbiamo appreso dello spirito dantesco che ha animato Amalia nell’usare le movenze e l’aspetto degli animali per spiegare vezzi, vizi e brutalità dell’umana gente.
E’ stata l’occasione per riflettere sulla condizione della scuola italiana, e delle riforme anacronistiche del Ministro. Per fare altre considerazioni sullo stato della cultura in generale, affidata alle cure di un altro ministro che primeggia più come gaffeur che come ispiratore culturale.
Il Maestro Schiavo ha offerto in tre momenti, brillanti interpretazioni di alcuni passi scelti del libro, intorno ai quali, sempre con le puntuali osservazioni del prof. Cacopardo, Gingolph ha offerto all’autrice le opportunità per spiegare il senso del suo apologo, il senso del suo impegno, l’idea di società che si afferma all’ombra di questa metafora della Fattoria.
Durante le conversazioni sono emersi alcuni punti fermi su cui l’autrice ha voluto soffermare l’attenzione del pubblico.
L’insuperabile esigenza di una diffusa conoscenza ben fondata e garantita a tutti, affinché tra gli uomini si possa sviluppare un confronto e non un conflitto. Dal confronto nasce la comprensione delle ragioni dell’altro e la condivisione e la composizione di queste ragioni verso un livello di convivenza più qualificante e meno degradante di quanto invece possa essere se quel dialogo fosse fondato sul pregiudizio e sull’ignoranza.
La dilagante furberia, l’astuzia, delle volpi che piegano al proprio interesse, alla propria capacità di prevaricazione, gli altri meno attrezzati e meno capaci di svelare il loro gioco, come il fattore stesso, l’autorità, il potere, ottuso, quasi per definizione.
La funzione essenziale della categoria di animali che possono, per loro natura, per loro funzione, offrire a tutti gli altri animali quella conoscenza indispensabile a favorire il confronto. Come il gufo, che volando in alto e girando il proprio sguardo quasi a 360 gradi, coglie e vede quello che gli altri non vedono. La scuola, l’informazione, il mondo della cultura in generale, come quella porzione che ieri sera ha organizzato e consentito e supportato l’incontro che vi stiamo raccontando, sono tutte componenti di questo gufo ideale che amplia la conoscenza di tutti.
La naturale conseguenza dell’impegno individuale e collettivo di ciascuno, dopo aver appreso dal gufo dell’esistenza di violazioni di diritti, di comportamenti illeciti o solo contrari al perseguimento del bene comune, a scendere in campo per difendere, per combattere, per riscattare la propria e l’altrui condizione.
La più feroce e dantesca invettiva dell’autrice ha, infatti, per bersaglio la cupa alleanza, la crescente categoria degli ignavi, di chi vede e fa finta di non vedere, di chi non prende posizione, di chi gira la testa dall’altra parte. Sono costoro che permettono all’ignoranza di diffondersi, alla furberia e all’astuzia di dilagare, che si accontentano di informazione e cultura compiacenti.
Non è apparsa facilmente redimibile la situazione di prevaricazione e di ingiustizia diffusa che abita la Fattoria di Zampaglione, che dal pubblico hanno identificato con le nostre ingiuste e indifferenti società occidentali. Eppure l’autrice ha indicato la via, la ha esemplificata con la sua vita, con il suo impegno costante e concreto. Ha invitato tutti a fare proprio il suo Io, io, No.
L’intervento gradito e ugualmente concreto di Nadia Germano Bramante ha ribadito l’impegno del mondo dell’informazione a garantire correttezza e completezza dell’informazione, ma ha richiesto con forza a ciascuno il corrispondente impegno a discernere, a usare il senso critico per distinguere cosa sia informazione da cosa non lo sia affatto in questo mondo caratterizzato dalla sovrabbondanza di informazioni non sempre verificabili veicolate dai social. Cosi come ha ricordato a tutto il pubblico che occorre sostenere attivamente, direttamente e concretamente, l’impegno eroicamente profuso dai pochi animatori del mondo dell’associazionismo, come la stessa autrice. Non basta limitarsi a pensare che ci penserà qualcun altro. Tutti siamo coinvolti, tutti siamo impegnati. Anche soltanto con l’esercizio del voto, che con colpevole indifferenza non si sente più come un dovere.
Se, infatti, questa fattoria sembra Gotham City, come ha scherzosamente indicato il prof. Cacopardo, Zampaglione ricorda che il salvatore di Gotham City non è un supereroe con vista sovrumana e forza incredibile, o altre fantastiche facoltà. Il salvatore, Batman, è un uomo normale senza poteri, un uomo che ha appreso, che ha visto quello che tutti si ostinano a non vedere e ha deciso che fosse il tempo di fare qualcosa.
Non è mancata l’occasione di sottolineare la qualità della scrittura di Amalia Zampaglione, la ricercatezza della sua prosa, il suono antico e classico delle parole scelte e della sintassi utilizzata. Le interpretazioni animate da fughe musicali, da echi di suoni vocali, da onomatopeismi illuminanti, offerte dal Maestro Schiavo hanno scolpito nelle orecchie del premuroso pubblico, la scrittura di Zampaglione.
Abbiamo, inoltre, potuto apprezzare la cultura che anima le riflessioni dell’autrice dentro e fuori il suo libro. Platone, Sciascia, Orwell, Tomasi di Lampedusa, Collodi, Bennato e De Andrè hanno fatto capolino dalle sue conversazioni, sostenendo le argomentazioni dedotte e condivise (abbiamo osato persino parlare gramscianamente di coscienza di classe e di lotta di classe, senza fare scappare nessuno dei presenti).
Prezioso e cortese è stato il supporto offerto dalla Libreria Diana che ha consentito a chi si fosse incuriosito di comprare la copia del libro, ottenere la firma e la dedica dell’autrice e contribuire indirettamente alla costruzione di alcune scuole per bambine e donne indigenti nel Niger.
Insomma, è andata molto bene questa prima seduta di curtigghio di libri.
Vi aspettiamo il 5 agosto con Simona Lo Iacono, finalista Vittorini, e le sorprese che stiamo preparando intorno al suo Virdimura.