Si fa presto a dire giallo classico – Una insopportabile donna morta di Stefania Coco Scalisi – Bibliotheka Edizioni 

Lo abbiamo già scritto altre volte.

Dopo Camilleri il giallo è stato definitivamente sdoganato. Le ultime resistenze elitarie sono state travolte dal gran numero di gialliste e giallisti e di gialli che occupano gli scaffali delle librerie.

Nel gran numero abbiamo anche potuto individuare alcuni filoni dominanti che hanno caratterizzato le produzioni letterarie gialle.

Si può delineare un filone più propriamente noir, che serve agli autori per far emergere tutto il male che attraversa i sotterranei della nostra società, quel male che si nasconde dietro facciate per bene.

Si può delineare un filone che possiamo definire topografico. Romanzi gialli in cui la collocazione geografica e topografica degli avvenimenti è di per sé una componente caratterizzante, un “personaggio” primario. Si pensi alla collana Giungla Gialla di Mursia che si prefigge sistematicamente di rappresentare tutte le province italiane.

Al suo interno possiamo, ovviamente, enucleare tutti quei gialli che amiamo definire siciliani, che nella specificità di questo territorio ritrovano elementi costitutivi. I gialli che hanno superato il dogma di Sciascia, secondo il quale nessun giallo ambientato in Sicilia può prescindere dalla Mafia e il colpevole, colluso con le complici istituzioni, prevalentemente la fa sempre franca.

Poi c’è il filone del giallo classico. Il romanzo in cui l’equilibrio sociale viene leso da un omicidio. Si sviluppa una parabola durante la quale dalla ferita emergono alcune impurità, alcune scorie che covavano sotto l’apparenza. Un eroe si avventura dentro lo spazio aperto dalla ferita con le sue armi, che possono essere fisiche, o di forza, oppure logiche, o di ragionamento. Alla fine individua il colpevole, lo assicura alla giustizia e la ferita viene risanata, l’equilibrio è ripristinato.

Tanti altri risvolti e profili possono emergere da una analisi più approfondita, ma fermiamoci qui, su questa definizione di giallo classico, che è quella dentro la quale Stefania Coco Scalisi ha iscritto il suo ultimo romanzo Un’insopportabile donna morta, Bibliotheka Edizioni.

Stefania Coco Scalisi è una giovane donna, che si occupa di sicurezza internazionale, che vanta una pluriennale esperienza nel campo e che ha avuto modo di conoscere vari paesi del mondo per questa professione, e non tutti posti propriamente tranquilli.

Stefania Coco Scalisi è una giovane donna che ha sviluppato una rilevante capacità di ascoltare o osservare le persone con cui entra in contatto per qualsiasi motivo.

Stefania Coco Scalisi è una giovane donna che ha sviluppato una particolare sensibilità per l’ironia che utilizza con padronanza consapevole nelle sue relazioni.

Stefania Coco Scalisi è una giovane donna, le cui gote tendono ad arrossarsi quando racconta di ciò che ama, di ciò in cui crede.

Infine, Stefania Coco Scalisi è una giovane donna che ha imparato a trasfondere la sua esperienza professionale, la sua capacità di ascolto, la sua ironia e la sua appassionata capacità di raccontare ciò che ama e ciò in cui crede, nella sua scrittura, nei suoi romanzi, come questo di cui stiamo parlando.

Nella prima pagina del romanzo compare subito il primo elemento del giallo: un cadavere (in una incresciosa posizione). Il cadavere di una donna, la donna insopportabile del titolo.

Poco dopo arriva il commissario Caputo, accompagnato da un poliziotto sovrappeso, che risponde al nome di Fabbri.

La scena è l’androne di un palazzo, un condominio. Il corpo è alla base delle scale.

È stato un omicidio, o un incidente?

Scalisi parla di giallo classico, ma già comincia a depistarci da subito.

Nulla ci dice della città, del quartiere, in cui si trova il condominio. Nulla ci dice dell’anno, dell’epoca, in cui si svolge la vicenda, neppure in quale stagione. Ci priva di tanti elementi che potrebbero concorrere a definire la situazione. Sappiamo solo che è domenica mattina. Astrae a paradigma il campionario di varia umanità che incontreremo.

Il commissario, un normalissimo soggetto, poco dotato, più annoiato che prestante, distratto e a tratti infastidito, comincia una serie di interrogatori alle persone informate sui fatti, accompagnato dall’affaticato Fabbri.

Qui troviamo un’altra intuizione della scrittrice. Gli interrogatori si svolgono nei rispettivi appartamenti dei singoli condomini, costringendo Caputo e Fabbri a una discesa dall’ultimo piano, dove abitava la vittima, fino all’androne dove era cominciata la vicenda.

Se, come me, avete interpretato questi piccoli segni che aprono il romanzo come citazioni e omaggi al Gadda di Quer Pasticciaccio brutto de via Merulana; se, come me, avete dato a Caputo l’aspetto di Don Ciccio Ingravallo, quello delle pagine, non il tenebroso Germi di Un maledetto imbroglio; se, come me, avete immaginato le scale di quel film in un palazzo romano di Coppedè, tradite irrimediabilmente la vostra età anagrafica, e sarete al più boomer e non certo millenials.

Scalisi é millennial e, tutt’al più, quando ha proprio disegnato il palazzo e i suoi appartamenti, per immaginare la vita che vi scorreva dentro, ha pensato ai Tre Piani di Eshkol Nevo (e di Nanni Moretti al cinema).

Il palazzo ha tre piani e uno strategico terrazzo soprastante e offre allo sguardo dell’indisposto commissario una cangiante teoria di tipi umani.

Questo sviluppo planimetrico, accompagnato dal lavoro grafico e dalla sua esperienza di osservatrice acuta, e dallo sguardo indulgente della sua fresca ironia, le consentono di operare una rappresentazione dei vari condomini, ascoltati dal commissario, ricca e dettagliata: arredi e complementi di arredo, abiti, vezzi, quello che mangiano o bevono, la conformazione delle stanze e delle case, modi di parlare o di atteggiarsi, concorrono tutti a dare un quadro dei soggetti.

Attraverso il tratto di unione del commissario, i ritratti di ciascun personaggio, vengono arricchiti dai riferimenti incrociati che inevitabilmente fanno i condomini tra loro, e per tutti il portiere, ascoltato all’inizio nell’androne e ricordato, e interpretato spesso, dal commissario durante i suoi incontri interrogatori.

E, ovviamente, dalla ricucitura delle dichiarazioni del portiere e dei vari condomini, si fa strada il ritratto della donna morta, che diventa sempre più insopportabile, anche al lettore.

Non vi dirò alcun altro particolare, non vi svelerò in alcun modo la risposta alla domanda di prima se fu incidente oppure omicidio. Non vi rovinerò il piacere di scoprire passo dopo passo la trama gialla che Stefania Coco Scalisi ha elaborato per voi.

Aggiungo soltanto che Scalisi si serve di questa trama gialla per raccontarci dell’umanità, di quella società piccolo borghese, fatta di conoscenze e di confronti tra esseri umani che sta via via sparendo. Ha definito questo romanzo una polaroid che sbiadisce.

Come aveva fatto d’altronde Gadda nel suo giallo classico che meno classico non si può.

Inoltre per raccontare di questa società che si sta abituando a distogliere lo sguardo da chi non regge il ritmo della performance attesa, della sostanziale indifferenza nei confronti di chi si discosta dal quartile vincente, e che diventa sempre più trasparente, Scalisi ricorre a due operai extracomunitari che stanno lavorando alla ristrutturazione di un appartamento del palazzo. La loro condizione, la loro storia di immigrazione, rappresenta una delle condizioni, insieme alla malattia, alla vecchiaia, alla povertà che rendono trasparenti milioni di persone intorno a noi. Persone che non vediamo più.

I due operai diventano criterio per completare la raffigurazione dei vari condomini. Dal loro rapporto con i due emarginati possiamo intuire il grado di umanità che ancora conserva ciascuno dei condomini.

Infine, torno a sottolineare il tono di voce ironico, diffusamente ironico, che lo stile narrativo offre al lettore.

Il libro è breve, sviluppa tutto in poche pagine. È scritto bene, in una lingua fluida, scorrevole e semplice, alla portata di ogni lettore.

Segno che Stefania Coco Scalisi vi ha dedicato tanto tempo per asciugare e perfezionare le sue pagine.

Certo che si fa davvero presto a dire giallo classico, mentre tra le pagine rivive qualcos’altro.

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