Da quando è uscita a settembre 2022 la seconda edizione completamente rinnovata del volume di Roberto Mistretta dedicato a “Rosario Livatino. l’uomo, il giudice, il credente”, Edizioni Paoline, ho subito cercato di trovare la giusta organizzazione per presentarlo.

Non solo per la qualità del libro.
Una ricostruzione dettagliata, amorevole, appassionata, appassionante, curata con attenta ricercatezza, accuratamente documentata, ricca di affetto, un esempio vivo e fulgido.
Ma anche perché è l’occasione di ricucire, di chiudere un cerchio.
È l’occasione di guardare negli occhi il ragazzo di quarant’anni fa, che ero, e potergli dire che nulla è cambiato, che la passione civile, l’impegno, il disprezzo per ogni forma di mafia, sono rimasti custoditi dentro di me, sono rimasti intatti.
Il caso ha voluto che la preparazione dell’evento si protraesse fino a gennaio, fino al 2023, fino ai quarant’anni dall’ultima performance pubblica, contro la mafia e per la legalità da studente del Liceo Einaudi, che ho già raccontato qui.
Ancora il caso ha voluto che l’Amministrazione comunale, che l’Assessore Granata, che ha sin dal primissimo istante sposato senza riserve la mia idea, abbia scelto proprio l’Einaudi come sede della parte mattutina dell’evento, l’emozionante incontro con le scuole, con gli studenti uguali a quel ragazzo di quarant’anni fa.

Il volume di Roberto Mistretta offre molteplici elementi per approcciare la figura composita di Rosario Livatino, dal 9 maggio 2021 Beato Martire della Giustizia e della Fede, ricordato da allora nella data del 29 ottobre.

Alle centinaia di studenti intervenuti, scelti tra le quinte di tutte le scuole superiori della città, e agli altrettanti studenti degli istituti comprensivi collegati in Teams, Roberto Mistretta ha raccontato di Rosario Livatino, studente, della sua sensibilità alle regole, e della sua straordinaria generosità.
Ha indicato loro la necessità di scegliere, decidere da che parte stare. Scelta difficile, ma necessaria.
Scelta che compie Rosario, scelta che compiono anche i coetanei di Rosario, i quattro esecutori materiali dell’omicidio, che vedranno stravolta la loro vita da quella scelta.

Mistretta ha letto ai ragazzi un estratto della lettera di Puzzangaro, uno dei quattro, che nel corso della sua carcerazione compie una evoluzione e giunge a comprendere la gravità (e la gratuità) del suo gesto. Non si pente, nel senso classico del termine, ma chiede scusa, e nella lettera, invita i giovani di tutte le generazioni a compiere la scelta dell’amore, della vita, perché la scelta della mafia, per quanto possa sembrare lusinghiera ed appagante, è sempre una scelta di morte.
Scelta che compie anche Piero Ivano Nava, imprenditore di Cologno Monzese, che si trova ad essere testimone dell’efferato omicidio Livatino e non indietreggia, non tentenna, ma sceglie di seguire la coscienza ed il dovere, e collabora con gli inquirenti fin dal primissimo momento. Rischiando la sua di vita, rinunciando per sempre alla sua vita. Per Nava verrà elaborata per la prima volta una legislazione di tutela per i testimoni di giustizia, ed oggi Piero Ivano Nava non esiste più. Ha un altro nome, un’altra casa, un’altra vita.
Gli studenti sono rimasti colpiti da questi esempi di scelte, di decisioni che incidono sulla propria e sulla altrui vita.
Un altro cerchio si è chiuso quando gli studenti che curano il bellissimo blog “La voce del Gargallo”, da me indicato come attualizzazione meritoria dell’esperienza di quarant’anni fa dell’Einaudito, il giornale murale che inaugurammo con una storia della mafia a puntate, si sono intrattenuti con Roberto Mistretta per raccoglierne una intervista che non vediamo l’ora di leggere.

L’intervento con le scuole si è concluso con un appassionato e vigoroso intervento dell’assessore Granata che ha legato le importanti cose dette dagli oratori presenti, con un pubblico attestato di stima e ringraziamento per le scuole siracusane, per gli insegnanti, i dirigenti scolastici che, pur in mezzo a millemila problemi su cui impegnarsi e confrontarsi, riescono a forgiare studenti come quelli presenti, rimettendo i puntini sulle i all’improvvido sfogo della famiglia finlandese, ormai troppo nota, oltre ogni realistico merito.

Nella splendida cornice del Salone Borsellino, illuminato ed accogliente, a Palazzo Vermexio, abbiamo avuto l’occasione di incontrare la città, con la collaborazione di Siracusa Città Educativa, la Biblioteca Santa Lucia di Siracusa, l’Associazione Amici della Casa del Libro Rosario Mascali, e la Casa del Libro Mascali, che ha offerto le copie agli interessati.

Introdotti dalla presentazione dell’Assessore Granata, con Roberto Mistretta abbiamo approfondito altri aspetti della vita e delle opere di Rosario Livatino.



Abbiamo ricostruito brevemente il valore dell’attività giudiziaria di Livatino, le sue intuizioni investigative, la qualità delle sue sentenze, la lucidità delle sue argomentazioni, anche grazie alla lettura di alcune pagine del volume da parte di Simone Giallongo.
Abbiamo approfondito la filosofica consapevolezza del ruolo del giudice in rapporto alla società del suo tempo, espressa mirabilmente dallo stesso Livatino in un suo intervento ad un convegno, letto e interpretato dalla nostra Francesca Pacca.
Abbiamo definitivamente ripulito l’immagine di Livatino dall’improvvida definizione dell’allora Presidente della Repubblica Cossiga di giudice ragazzino.

Abbiamo parlato delle sue agende, della sua grafia minuta ed ordinatissima con cui tiene conto degli eventi piccoli e grandi, quotidiani. Abbiamo raccontato di un giovane uomo, consapevole della sua qualità professionale, della sua fede intimamente professata con pieno trasporto, ma che trema e si impaccia davanti ai suoi sogni d’amore.
Roberto Mistretta ci ha raccontato del valore storico dell’anatema di Papa Wojtyla nella Valle dei Templi il 9 maggio 1993, quando per la prima volta un Papa ha pronunciato la parola Mafia, e agli uomini della mafia ha intimato di convertirsi, e agli uomini della chiesa ha fornito il supporto per escludere gli uomini della Mafia dalle organizzazioni cattoliche.
Con parole toccanti e con sapienza narrativa, Roberto Mistretta ha collegato questo evento al fugace, ma intenso, incontro di sguardi più che di parole, tra la mamma di Rosario e il Santo Padre poco prima della messa nella Valle.

A Roberto Mistretta abbiamo chiesto di approfondire in che modo Livatino sia riuscito a conciliare le due sue aspirazioni primarie, che potrebbero sembrare antinomiche, la Giustizia e la Carità, su quali basi poggi la sintesi mirabile che nella sua vita e nel suo martirio si concretizza.
Nel volume di Mistretta è riportato l’intervento integrale tenuto dallo stesso Livatino ad un convegno, che riguarda proprio il rapporto tra Fede e Diritto. All’interno del quale si trova la sistematizzazione definitiva di questa caratteristica, più unica che rara, che ha contraddistinto l’esercizio delle funzioni di magistrato e credente di Rosario Angelo Livatino.
La conversazione, che ha tenuto i tanti presenti accorsi, legati ed attenti, si è conclusa con un momento molto toccante.

Rosario Livatino fu ucciso il 21 settembre 1990 sulla SS 640. Ma di quella barbara uccisione oggi il modo ancor ci offende.
Abbiamo concluso con la lettura da parte del nostro Simone delle pagine con cui Roberto Mistretta descrive quei momenti, la disperata fuga a piedi, le ferite, la caduta, l’ultimo confronto con il Boia, “Che vi ho fatto, picciotti?”, l’ultimo insulto e l’ultimo colpo in faccia, a sfregio e disprezzo.
Tutti i partecipanti hanno portato con se la violenza del modo, e la consapevolezza della incredulità di Rosario Livatino, che certo di aver operato sempre secondo Giustizia e Carità, non capisce il motivo per cui lo stanno scannando. E la consapevolezza che anche i quattro ragazzotti stiddari non sanno il motivo per cui stanno compiendo quel gesto irredimibile.
E questo ci riporta alla mattina, alla necessità di scegliere, di decidere, di essere consapevoli, raccontata ai ragazzi, e che possiamo considerare il tratto d’unione di una intensa giornata di memoria e di consapevolezza, che abbiamo trascorso.
Si. Quarant’anni dopo siamo ancora qua, dalla parte di questa scelta, mai tradita.

No mi spiace. Grazie per l’apprezzamento, ma non ho al momento alcuna intenzione di utilizzare il blog per ospitare pubblicità o simili.