Chi può sapere con esattezza in quale acqua ci si sta bagnando?
Le acque dei mari, dei fiumi e dei laghi fanno percorsi impervi e tortuosi, tra cielo e terra, nascosti agli occhi (ma non all’anima), che bagnano luoghi tra loro lontani, non connessi, non affiatati.
A volte qualcuno ci prova a inseguirle, soprattutto se ha super poteri divini, per raggiungere i propri sogni. Nelle acque della mia città si nascose Aretusa inseguita da Alfeo.
Già l’anno scorso avevamo intuito che anche un altro temerario, dotato di super poteri musicali – e quindi divini – si era messo in testa di inseguire acque apparentemente lontane. Tony Canto, dopo aver lavorato a tanta musica altrui, aveva lanciato un assaggio di un percorso di ricerca tutto personale, intimo e paradigmatico. La stagione delle piogge aveva portato Piove Saudade, il singolo che anticipava l’album Anima, rilasciato proprio ieri, nel decimo giorno del secondo quarto di secolo, di questo millennio.

Altri sette brani compongono la lista di questo specialissimo disco prodotto dall’etichetta Athena Produzioni Srls.
Sin dal primo ascolto l’impatto è riconoscibilissimo. Si sente la mano di Tony Canto in ogni dettaglio. Un impasto di sonorità, di leggerezza, di saudade (a piovere proprio, appunto) e di ricostruzione olistica e consapevole della fatica umana di stare nel mondo.
Della canzone che ha anticipato l’album, del set di musicisti che ne arricchisce l’esecuzione, abbiamo detto già abbastanza nel link qui sotto, che non serve ripetere.
La traccia che apre il disco, Cara, ci prende per mano e ci introduce dentro questo mondo senza strappi e anche senza rimedio. Una canzone in cui scopriamo che la felicità che cercano tutti è volgare e ordinaria, che la nostra malinconia è la sostanza del tempo stesso. Noi sappiamo che l’amore sanguina, che nella lava indomabile si trova la sostanza della nostra vita. Tutti cadono nell’abbaglio della felicità, fuoco che arriva a bruciare, acqua che spegne ogni spinta.
Cara, solo tu e io, sappiamo usare il fuoco per scaldarci, senza bruciare, sappiamo dissetarci con l’acqua senza spegnere la fiamma.
Tutto questo mentre Tony Canto ripete come un mantra la parola magica che già i Beans e Lucio Dalla usarono per articolare una poesia canzone e la musica ondeggia come un palmizio di sera d’estate e ci fa immaginare un lento (si, come quelli di quarant’anni fa) da ballare in due da soli su una terrazza, mentre la luna ricorda al mare la sua natura di onda, ritmo e sinuosa bellezza.
Un’altra canzone si incarica di ricordarci come passa il tempo e cosa ci lascia passando. Un giorno in più.
Facendo eco al De Gregori che stabiliva che non c’è niente da capire, così Tony Canto scopre che ogni momento che passa è un momento che vola nel vento. Ogni giorno che passa è Un giorno in più, che aggiunge qualcosa, una sorpresa, una cosa che già sappiamo, ma ogni giorno è diverso dall’altro. Non ci serve studiarli, i giorni passati, ricordarli ossessivamente, non ci servono a imparare. Ogni giorno improvvisiamo e già un altro giorno nuovo si profila all’orizzonte.
Una filosofia oraziana in chiave bossa lenta, dondolante. I pensieri di quell’uomo della canzone di prima, mentre su quella terrazza di prima è solo, seduto a un tavolino, senza più (o ancora) qualcuno con cui ballare, a cui spiegare quanto volgare sia la felicità ordinaria. Così pensa, ricorda e ripensa mentre mastica un pezzo di cioccolata e sorseggia un rum.
Che nella vita tutto si improvvisa
E ogni giorno è solamente
un giorno in più

Già quando ero ancora un bambino ho imparato da mia mamma quanto fosse noiosa la simmetria. La mia geometrica serenità legata alla infanzia veniva stravolta dalle sue indicazioni sull’abbigliamento, sui colori da abbinare, sulle disposizioni dei giochi, anche sulle ardite soluzioni edili delle costruzioni Lego. Tony Canto rinforza questo argomento con L’imperfezione. Una canzone beguine, con il testo di Kaballà, rinforzando una antica consuetudine di viaggi per gli stessi mari. Una canzone che elogia le imperfezioni della vita, le ricerche di armonia oltre i tramonti da cartolina, che protesta la noia della simmetria. Una canzone che trova pure nella nostalgia, nella ferita dell’amore finito, la crepa del cuore da dove può passare la luce.
Lo so e tu lo sai quanto mi annoia
Cantare note senza nostalgia
Le canto a bassa voce e arriverai
istante imperfetto che vieni e te ne vai
Di notte abitualmente si dorme. Ma può capitare che qualche notte il sonno non arrivi a ristorare. Sono tante le notti in cui può capitare, in cui ansie e ricordi si accatastino sul comodino e si mettano in mezzo tra noi e Morfeo. In una di queste notti prolungata come una ballad in cui piano e chitarra amoreggiano impudicamente, Tony Canto ci rivela in che modo si può padroneggiare quella saudade, quella malinconia, quella nostalgia. Gli psicologi la chiamano elaborazione. L’artista la chiama Rifiorire. Così come un fiore appassisce sotto il peso dei suoi stessi petali, ma poi rifiorisce, così noi cresciamo per dimenticare, consapevoli che il passato è un miraggio e non può tornare, e poi rifioriamo.
Crescere forse è un poco morire
Di un’assenza leggera
E come fiore rifiorire

Sulle rive di queste acque la vita che cos’è?
Una canzone sconosciuta che però cantiamo ci dice Tony Canto.
Sulle note trainanti di un samba leggero appena frizzante, impariamo che La felicità è una cosa seria, che non va lasciata a tante elucubrazioni, immanenti o trascendenti. È una musica leggera, è una primavera che non finisce mai, è vivere tra la gente, è vivere come viene viene.
La felicità è cosa presente
Prima e dopo non c’è niente
Respiriamo la bellezza
La felicità è abbandonarsi al ritmo, alla danza, lasciare il corpo prendere respiro, armonizzarsi con gli altri. La felicità è ubriacarsi di vita e musica e assecondare il ritmo del mare, e vedere come va.
Ubriaco dentro questo samba
Galleggiando dentro l’onda
e vedere dove va
Avere solcato tutti questi mari è servito a Tony Canto per trovare l’approdo definitivo, l’unico vero approdo raggiungibile dagli esseri umani.
Scoprire che dentro questo corpo, che ha ballato, che ha bevuto, che ha pianto, che ha sperato, che ha smesso di ricordare, si trova la chiave che può spiegare tutto.
Anima. La canzone che dà il titolo all’album, è anche la canzone in cui si raccolgono tutti gli spunti che il mare ha lasciato come salsedine. La nostra anima è il centro che unisce tutti i mari, è il punto di arrivo di tutti i viaggi, il trampolino per tutti i tuffi.
Cercare l’anima dentro ognuno di noi, oltre il vestito, le auto, le case, i soldi, le macchine, ci consente di sviluppare l’armonia, la consapevolezza per vivere pienamente e dondolare con la musica, trasformando in forza la nostalgia.
L’anima
Viaggia nuda all’obiettivo
L’anima
Non ha bisogno di un vestito
Come passa il tempo sul pianeta
Vola via
E mentre passa lascia un’evidente nostalgia
In tutti i brani dell’album risuona evidente l’impianto jazz di questo progetto. Un ascolto attento coglie anche un’altra particolare scelta musicale che conferma l’atmosfera jazz del disco. L’album è registrato dal vivo in studio. L’impasto sonoro che dà la dimensione live viene mantenuta intatta. Gli inevitabili riflessi che rimbalzano tra uno strumento e l’altro, tra un musicista e l’altro, quando suonano insieme dal vivo, si ritrovano nelle tracce di questo disco.
Il pianoforte di Dino Rubino, che struscia le sue armonie con la chitarra in tutto il disco, (con l’eccezione dicevamo di Piove Saudade, che ha un set di musicisti diverso), in questo brano emblematico dell’album e della filosofia di vita sottesa all’album, sviluppa la sua personalità imponendosi come condottiero di questa nave che asseconda il moto del mare.
Il contrabbasso di Marco Bardoscia e i tamburi, i piatti e le percussioni di Enzo Zirilli completano il prato jazz dove questo progetto di Tony Canto rifiorisce compiutamente.

Ogni viaggio ha un suo ritorno. Così Tony Canto che ha solcato mari e viaggiato per acque universali torna per l’ultimo brano a casa, al suo mare, alle sue acque, al suo skyline.
Stromboli. Un omaggio in dialetto all’altro vulcano che abita la nostra Sicilia. Un Dio in mezzo al mare. Un vulcano che si offre allo sguardo dell’artista messinese. Un vulcano che imprigiona un gigante meno superbo, che forse brontola e si lamenta, ma cerca solo amore. Gli basta l’amore per restare quieto e dormire e proteggere gli isolani.
Iddu è un vulcanu vecchiu e potenti
nui semu nenti e u salutamu
Se mummuria se si lamenta
Datici amuri ca s’addurmenta
Con questa ninna nanna, voce e chitarra, Tony Canto ci saluta e certifica definitivamente che Messina è provincia dello Stato di Bahia.